Già allora infatti si evidenziarono alcuni aspetti preoccupanti:
– l’assenza di un coordinamento nazionale sul problema della lotta alla Zanzara Tigre. Questo ruolo, rivendicato dal Dott. Romi dell’ISS veniva contrastato dal CAA, in nome e per conto della Regione Emilia-Romagna, in virtù di una propria strategia, poi codificata nelle Linee Guida pubblicate dal Servizio Sanitario Regionale dell’Emilia Romagna nel 2009;
– l’enfatizzazione della sensibilità ecologista contraria aprioristicamente ad ogni tipo di utilizzo di prodotti chimici in favore di alternative diverse (tra le tante, p.e. quella del “maschio sterile” oppure dell’utilizzo massivo del rame) poi rivelatesi inattuabili ed abbandonate;
– la sottovalutazione del rischio epidemiologico, con inversione di tendenza dopo il caso di Chikungunya in Romagna;
– l’assoluta esclusione nella valutazione del problema e, soprattutto, nella operatività della professionalità degli operatori della disinfestazione.
In successivi intervalli A.N.I.D. ha realizzato altri 3 Seminari su questo problema, nel 2006, nel 2008 e l’ultimo nel Dicembre 2015. Ne ha pianificato un quinto nel prossimo novembre. Il Comune di Roma ha sempre partecipato a questi incontri con relazioni e comunicazione: a Ravenna nel 2015 il Dipartimento Tutela Ambientale del Comune di Roma ha svolto una relazione, agli atti, dal titolo “Passato e prospettive future per il contenimento dell’Aedes albopictus (zanzara tigre) nell’area urbana di Roma”. Il Comune metropolitano non ha mai incontrato A.N.I.D. per confrontarsi e discutere sul problema, nonostante le ripetute proposte.
Successivamente alla pubblicazione della Ordinanza n. 62/2017 e dopo le nostre inascoltate richieste, siamo stati costretti, per contrastare le gravi anomalie della stessa, ad adire il Tribunale Amministrativo Regionale, il cui giudizio nel merito attendiamo con fiducia. Solo per una precisazione: l’Amministrazione metropolitana sta affermando che il TAR ha dato ragione alla Sindaca Raggi confermando l’Ordinanza. Non è vero: il Tribunale Amministrativo ed il Consiglio di Stato hanno respinto l’istanza di sospensione della Ordinanza, ma il ricorso nel merito deve essere ancora esaminato.
Ma mentre si sta cercando di chiudere la stalla, i buoi sono scappati….. e 47 casi di infezione da Chikungunya sono una enormità!! Cosa è avvenuto? Perché la situazione appare così fuori controllo? In sostanza in questi anni si è creata una dicotomia, una contrapposizione tra un’Autorità Sanitaria centrale, rappresentata dal Ministero della Sanità e dall’Istituto Superiore di Sanità, cui spetterebbe la funzione di coordinamento almeno conoscitivo se non di indirizzo, ed il livello regionale, guidato dal Servizio Sanitario della Regione Emilia – Romagna, ereditario delle posizioni, anche ideologiche, del prof. Giorgio Celli, deux ex machina dell’intera politica ambientalista regionale, esercitata attraverso il Centro Agricoltura Ambiente G. Nicoli di Crevalcore, fautore di una strenua opposizione all’uso della opzione chimica, vale a dire degli interventi adulticidi nella lotta alle zanzare.
Precisiamo ancora una volta che la nostra posizione è del tutto concorde sulla strategia preventiva, quindi sull’intervento larvicida (anche se non si capisce come questo sia assegnato in via di principio alle cooperative sociali di tipo B. Nel Convegno di Cervia del 2011, la Regione Emilia-Romagna sostenne l’esistenza di un ipotetico conflitto di interessi con le Imprese della disinfestazione, ma il controllo di un vettore virale così diffuso ed insidioso non può prescindere da un controllo adulticida messo in atto da operatori professionali qualificati.
E qui veniamo al punto che vogliamo evidenziare: in questa ultradecennale diatriba tra il “Centro” Ministeriale e la strategia “regionale” non si è mai voluto tenere nella debita considerazione il ruolo di chi opera sul campo, relegandolo al ruolo di semplice operatore. Se vogliamo dire la verità, gli operatori privati di questi servizi sono esclusi perché a Roma (AMA e MSC) ed a Bologna il gradimento non è frutto della professionalità delle imprese, ma, forse, della loro collocazione “ideologica”. Non è forse un caso che nel 2006 sul blog di Beppe Grillo compare un post dal titolo «Chi ha paura della zanzara tigre?». Si sostiene che i pesticidi in uso provocano tumori, malformazioni, danni al cervello, e non combattono le zanzare, anzi le aumentano, oltre ad aumentare i profitti delle aziende. Molto meglio usare metodi naturali, dice il blog. Undici anni dopo, aprile 2017, il sindaco di Roma, Virginia Raggi, stende un’ordinanza per la prevenzione delle malattie trasmesse dalla zanzara tigre” (Mattia Feltri, la Stampa del 15/9/2017)
Di fatto, la posizione del Ministero è estremamente chiara (cfr. Circ. ministeriali n. 17200 del 16 giugno 2016 e n. 23689 del 10 agosto 2016), soprattutto nel “Piano Nazionale di sorveglianza e risposta alle arbovirosi trasmesse da zanzare (Aedes sp.) con particolare riferimento a virus Chikungunya, Dengue e virus Zika” del 2016, dove, nelle oltre 30 pagine di indicazioni e tabelle di riferimento, è testualmente scritto: “Si raccomanda di effettuare precocemente interventi di riduzione dei focolai larvali, interventi ordinari di controllo con prodotti larvicidi, nei focolai non rimovibili e interventi con uso di adulticidi in situazioni di elevata densità del vettore. “
Di contro nelle Linee Guida per il corretto utilizzo dei trattamenti adulticidi contro le zanzare – 2016 redatto e diffuso dal Servizio Sanitario Regionale dell’Emilia-Romagna si legge a pag. 6: “La lotta adulticida è un mezzo necessario nelle situazioni in cui è in corso una epidemia di cui le zanzare sono vettori o quando vi è un rischio di sua insorgenza accertata dall’ Autorità sanitaria.”, cioè solo dopo che il rischio si sia realizzato. Ma l’esperienza sul campo, quasi trentennale, dovrebbe indurre tutti i protagonisti di questo impegnativo servizio a cambiare una impostazione precostituita ed adottare un atteggiamento più collaborativo, orientato ai risultati ed aperto al confronto tra coloro che svolgono un ruolo professionale adeguato, siano essi ricercatori, amministratori pubblici, operatori della disinfestazione.
Questo abbiamo chiesto al Dipartimento Tutela Ambiente del Comune di Roma: “siamo assolutamente disponibili ad un incontro finalizzato a fornire una adeguata informazione su possibili criteri selettivi di Imprese fornitrici di servizi di disinfestazione, particolarmente focalizzata sul controllo dei culicidi… Nel corso di tale incontro sarà nostra cura approfondire le competenze e i requisiti minimi che gli operatori del settore devono possedere per svolgere tale attività e l’Impresa sia in grado di fornire sufficienti garanzie di professionalità e di corretta prassi operativa.” Il silenzio è stato assoluto, senza comprenderne le ragioni.
Questo atteggiamento di chiusura ed arroccamento sulle proprie posizioni del Comune di Roma emerge anche dal testo della Ordinanza n. 153 del 13.09.2017, praticamente imposta dalla Regione Lazio per contrastare la dilagante epidemia di Chikungunya, laddove si dice che “l’Amministrazione Capitolina deve provvedere ad effettuare trattamenti adulticidi, larvicidi e di rimozione dei focolai larvali in aree pubbliche e private” e “ordina…. alla ditta incaricata dall’Amministrazione all’esecuzione degli interventi …” Ma come: nel territorio operano molte imprese di Pest Control, anche certificate UNI EN 16636 e l’Amministrazione le esclude aprioristicamente, per affidare l’intero massiccio intervento ad una Ditta, che sarà sempre la stessa, sulla cui regolarità formale e sulle cui capacità reali sarebbe opportuna una più approfondita indagine.
Ed è ancora un caso che la Collega Sindaca Appendino proponga l’intervento da Torino (?!?!) di una Ditta “consorella”? Ma non è questo il momento delle polemiche: si dovrà trovare un tavolo sul quale discutere seriamente ed abbandonare posizioni ideologiche e pregiudizi infondati. Ora occorre nuovamente rimboccarsi le maniche e riprendere a lavorare seriamente, ed a questo proposito ci proponiamo, nuovamente, per esaminare subito le condizioni operative necessarie ed urgenti per affrontare la situazione, selezionando con attenzione le Imprese competenti per professionalità documentata, sia legalmente sia, soprattutto, in base alla esperienza ed alla formazione del proprio personale ed ampliando la possibilità ed il programma di attuazione indicato nella Ordinanza n. 153 alle Ditte che, dopo tale analisi, abbiano i requisiti idonei ad intervenire.
A questo scopo invitiamo la Amministrazione di Roma Capitale e segnatamente
– La Direttrice della Promozione Tutela Ambientale e Benessere degli Animali dott.ssa Rosalba Matassa
– Il Direttore del Dipartimento Tutela Ambientale dott. Pasquale Libero Pelusi
– L’Assessora alla Sostenibilità Ambientale dott.ssa Giuseppina Montanari
ad un incontro per una valutazione serena delle nostre proposte, finalizzato all’utilizzo di tutte le risorse operative e professionali disponibili ad affrontare congiuntamente la grave situazione creatasi, a difesa e tutela della cittadinanza presente nel territorio Comunale e nella Regione.